Considerazioni

CONSIDERAZIONI PERSONALI SUL VELIVOLO ORIGINALE

·         Accertato che i velivoli costruiti sono solo due con matricole militari MM126 e MM127, dalle foto si può dedurre che il velivolo dei tentativi di decollo dall’acqua, pilotato da Tommaso Dal Molin, è il numero 126.

·         Si notano delle piccole differenze sugli scarichi: sul 126 erano a filo della fusoliera, mentre sul 127 sporgevano.

·         Non si capisce esattamente la forma delle due alette idrodinamiche posteriori, dal disegno comparso nell'allegato della Rivista Aeronautica si può pensare che erano delle alette semi ellittiche con la parte meno arcuata rivolta verso la parte anteriore.

.        Le alette idrodinamiche anteriori erano fisse, successivamente erano state costruite delle alette con un alettone mobile ma non era stato possibile sperimentarle.

.        Non ci sono foto che dimostrino chiaramente quante aperture (saracinesche) per i carburatori c'erano, dalla foto dentro l'hangar si vedono tre aperture sul lato destro, ma i carburatori avrebbero dovuto essere solo due per parte.

·         Naturalmente non ci sono foto a colori, ma si può supporre che i radiatori alari e sulla fusoliera, essendo in ottone, avessero  lo stesso colore.

·         Alcuni sostengono che i radiatori alari erano solo sulla parte superiore dell’ala, ma dalle foto si vede chiaramente che erano su entrambe le superfici.

·         Non è chiaro se fra le varie tubazioni del radiatore si vedesse il colore rosso originale dell’aereo.

.        Le ali sono asimmetriche, l'ala destra è più lunga per contrastare la coppia dell'elica, infatti i radiatori sono rispettivamete di 32 e 30 canaline d'ottone.

.        Altro dubbio è circa l'apertura alare, nei disegi dell'Ing. Pegna è riportata una dimensione di 6,760 metri, ma se si misura con la scala riportata nel disegno risulta di 6,775, mentre nello schema dell'ala compreso nel diagramma (Fig.33 del NACA) è riportata la misura di 6,780 ed è riportata anche la misura dell'ala destra di 3,060 metri.

.         Il colore dell'aereo era sicuramente il rosso corsa stabilito dalla F.I.A. che gli idrocorsa italiani assunsero dopo il 1926. (per i modellisti dovrebbe essere il Tamiya TS-8 Italian Red)

·         Altro dubbio che sorge è il rivestimento dei terminali alari e degli alettoni, alcuni sostengono fossero rivestiti in alluminio. Dalle foto è difficile capire la realtà, in alcune foto i terminali possono “sembrare” in alluminio, in altre non si rileva differenze con la tonalità della fusoliera, sembrerebbe che il 126 non avesse tale rivestimento, mentre è più probabile nel 127. Invece non ci sono foto che possano sostenere tale tesi per quanto riguarda gli alettoni che appaiono sempre nella tonalità della fusoliera.

.         Tommaso Dal Molin il pilota che era stato designato per i collaudi in realtà si chiamava Tomaso, ma i dettami fascisti dell'epoca hanno fatto si che il nome fosse più italianizzato.

·         Non si conosce quale dei due prototipi fu demolito a Desenzano e quale fu inviato a Guidonia.

MODELLO STATICO

    In tutti i modelli riprodotti dalle aziende manca l'aletta idrodinamica sopra l'elica marina.

MODELLO DINAMICO

  •     La prima persona che si è accorta che l'aereo aveva due alette idrodinamiche posteriori con la forma elittica più pronunciata verso la parte posteriore è stato Franco Bugada con un modello VVC negli anni '60 e successivamente Loris Kanneworff con il suo Peanut. A tutti e due è dedicata una sezione.